Counseling – significato e origine

Il significato della parola Counseling lo ereditiamo dal verbo inglese “to counsel” la cui origine latina è quella del verbo “consulo-ere” che significa “sollevare insieme”, essendo composto dalla primitiva “cum” che significa “con” (“insieme”) e dal verbo “solĕre” che significa “alzare”, “sollevare”. In forza del suo etimo il Counseling (o anche Counselling secondo l’inglese britannico) si può inquadrare come un intervento socio-pedagogico, orientato alla prevenzione e al superamento del disagio individuale e sociale, che persone e gruppi possono incontrare nel corso della propria vita in tutte le dimensioni nelle quali si svolge la loro esistenza.

In altre parole, il Counseling è un servizio sociale che, svolgendosi nell’ambito di una relazione di aiuto offre, attraverso l’ausilio di un ascolto attivo, di un modello comunicativo caratterizzato da una profonda empatia, un contributo concreto alla soluzione di un problema, di una difficoltà o di un disagio momentaneamente vissuto da un cliente nell’ambito del proprio scenario esistenziale (famiglia, coppia, gruppi, lavoro) [1]. Da apostrofare che il Counseling offre un contributo ad una soluzione, NON la soluzione.

Decidere di essere Counselor, significa aver fatto innanzitutto una scelta su se stessi:

  1. L’essersi messo in discussione e affrontato, nel corso della propria formazione, il proprio dolore facendosi poi carico, responsabilmente e professionalmente (come un vero compagno di un viaggio) dell’altrui dolore.
  2. Accogliere, ascoltare, comunicare e mediare con empatia – gli strumenti relazionali del Counselor [2] – implicano necessariamente un “saper essere” ovvero una profonda disamina di se stessi e l’aver sperimentato emozionalmente, e quindi attivato “sinapticamente”, il tragitto nel profondo.
  3. Decidere di assumersi la responsabilità di accompagnare una persona nei meandri del proprio disorientamento, non può essere esclusivamente motivato dal desiderio di “avere un lavoro”, né, tanto meno, essere frutto di una scelta d’opzione tra possibili mestieri, ma quello di affrontare a viso aperto prima di tutto le proprie vicissitudini esistenziali e solo dopo quelle del proprio assistito.

Senza questo tragitto nel proprio profondo né accoglienza, né empatia, né ascolto, né mediazione sono possibili. Perché né accoglienza, né empatia, né ascolto, né mediazione, se vissuti nella loro interezza, concedono spazi a fallaci narcisismi, a sentimenti di buonismo o a deliri di onnipotenza: chi scende in se stesso sa quanto questo sia difficile e quanto “bene” si debba volere a se stessi; chi opera con coscienza il Counseling sa come esso sia in definitiva un “atto d’amore” nei confronti di chi chiede il suo sostegno.

Quanto detto tratteggia i contorni delle competenze relazionali ed umane del Counseling, e in particolare del tragitto che il professionista-uomo deve percorrere, per “poter essere” un Counselor. Tuttavia se questa è certamente una condizione necessaria per veramente farsi carico professionalmente dell’Altro, l’aspetto umano di per sé non basta.

Alessandro Onelli
Supervisor & Trainer Counselor, PCM® Trainer & Coach,
AssoCounseling – Organizational membership | Association for Coaching Italy – Organizational membership
alessandro.onelli@outlook.it 

Altre informazioni sul Counseling


[1] Alessandro Onelli. Il sentiero evolutivo della nostra mente. Multidisciplinarietà e Multiculturalità nella Relazione di Aiuto. Pagina 130. Armando Editore 2013; ISBN:978-88-6677-379-5. [2] Accoglienza, capacità di ricevere il Cliente con una precisa disposizione d’animo, scevra da giudizi, pregiudizi o da distorsioni indotte da valutazioni personali); empatia, capacità d’immedesimazione nello stato d’animo dell’altro così da guardare il mondo con i suoi occhi e perdere momentaneamente la propria individualità; ascolto attivo, capacità di ascoltare facendo tacere tutti i rumori di fondo e mettendo da parte interpretazioni spesso contaminati da propri modelli ed orientamenti pregiudiziali; mediazione, capacità di connettere insieme processi intrapsichici spesso inconsapevoli al Cliente, favorendo la presa di coscienza delle dinamiche che ne condizionano l’esistenza.

[2] Accoglienza, capacità di ricevere il Cliente con una precisa disposizione d’animo, scevra da giudizi, pregiudizi o da distorsioni indotte da valutazioni personali); empatia, capacità d’immedesimazione nello stato d’animo dell’altro così da guardare il mondo con i suoi occhi e perdere momentaneamente la propria individualità; ascolto attivo, capacità di ascoltare facendo tacere tutti i rumori di fondo e mettendo da parte interpretazioni spesso contaminati da propri modelli ed orientamenti pregiudiziali; mediazione, capacità di connettere insieme processi intrapsichici spesso inconsapevoli al Cliente, favorendo la presa di coscienza delle dinamiche che ne condizionano l’esistenza.

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